Abbiamo già parlato di DUNE PARTE 1, l’origine della storia (romanzi di Frank Herbert) e il world building in questo articolo, che vi consigliamo di recuperare se siete capitati direttamente qui nella recensione della seconda parte.
DOVE ERAVAMO
Il primo film ci ha lasciati con l’attacco alla base Atreides sul pianeta Arrakis da parte degli Harkonnen, la morte del Duca Leto per il tradimento del Dr. Yueh e la fuga di Paul e Jessica nel deserto mettendo al tappeto gli scagnozzi del Barone tramite la Voce. In questo frangente Paul ha una visione molto chiara del suo futuro: lui è il Kwisatz-Haderach ovvero una figura messianica e colui che intraprenderà una guerra santa contro l’Imperium, guidando le Casate e i Fremen di Arrakis.
Rabban (Dave Bautista), nipote del Barone Harkonnen, ripreso il controllo di Arrakis, da’ la caccia agli ultimi superstiti della casa Atreides. Egli viene così a scoprire che Jessica e Paul si trovano in un Sietch Fremen indicatogli da Duncan (Jason Momoa) e Kynes (Sharon Duncan-Brewster), l’arbitro del cambio. Il rifugio viene attaccato dall’esercito dei Sardaukar, i quali vengono fermati eroicamente da questi ultimi con l’aiuto di un verme delle sabbie.
Rabban, venuto a scoprire che un verme è entrato in azione, riferisce allo zio che Jessica e Paul sono morti.
Affrontata una tempesta di sabbia, il velivolo su cui Paul e Jessica tentano la fuga si schianta al suolo e i due sfuggono ad un secondo verme delle sabbie. Tramite le visioni di Paul arrivano al nascondiglio Fremen che cercavano incontrando il gruppo di Stilgar tra cui c’è anche Chani, la ragazza che appare sempre a Paul nelle sue visioni.
Per essere accettati nel gruppo, Paul sfida in un duello all’ultimo sangue Jamis, il quale viene ferito mortalmente dal giovane.
Questa è la prima morte che macchia le mani di Paul, sancendo l’inizio del cambiamento del ragazzo verso il suo Destino.
IL RIFIUTO E L’ACCETTAZIONE DEL PROPRIO DESTINO – SPOILER
Il film comincia concentrandosi sull’integrazione del Giovane Paul Atreides nel popolo dei Fremen. Paul e Jessica iniziano a vivere nel sietch, capendo le usanze e i costumi del popolo del Deserto. Nel sietch si vengono a creare due fazioni che hanno idee contrastanti sulla vera identità di Paul. C’è chi crede che lui sia il Messia – il Lisan Al-Gaib che renderà Arrakis un paradiso verde – e chi invece dà del pazzo a chi lo crede e sostiene che gli Atreides superstiti siano spie.
La prima a dover intraprendere un percorso predestinato è Jessica (una splendida Rebecca Ferguson), la quale dovrà sostituire la morente Reverenda Madre del sietch tramite un rituale molto pericoloso. Jessica dovrà bere la cosiddetta Acqua della Vita, ovvero un veleno estratto dai vermi delle sabbie che solo le Bene Gesserit più addestrate possono contrastare. Bevuto il veleno, Jessica riesce a sopravvivere e a risvegliare immensi poteri, infatti riesce perfino a comunicare telepaticamente con la bambina che tiene in grembo, Alia (Anya Taylor-Joy), sorella di Paul. Le due comunicano e Alia suggerisce di alimentare l’idea e convertire i Fremen a credere che Paul sia il Prescelto.
Jessica è passata dall’essere una madre che teme che suo figlio non superi la prova del Dolore nella prima parte ad essere una perfetta giocatrice di scacchi: stratega, venerata dai Fremen, una figura maestosa, potente e temibile. Le voci delle precedenti Reverende Madri la guidano con la loro saggezza e conoscenza, lei non teme più di fare scelte perchè sa qual è la strada giusta, suo figlio deve diventare Re e farà qualsiasi cosa per raggiungere tale scopo.

Il primo a crederci è Stilgar (Javier Bardem), il quale incita il suo popolo ad ogni “coincidenza” riguardante Paul. “Egli conoscerà le usanze e la lingua dei Fremen come se fossero suoi” – Queste le parole riportate nella profezia. I credenti dal lato di Stilgar aumentano sempre di più ma incontrano uno zoccolo duro formato soprattutto dai più giovani, tra cui Chani (Zendaya).
Dapprima riluttante, Chani è fermamente convinta che non sarà uno straniero che libererà il suo popolo, ma sarà il suo stesso popolo a liberarsi da solo. Le voci sparse dalle Bene Gesserit vengono viste come un atto di imposizione e di soggiogamento del popolo di Dune, ma di fronte all’evidenza, di fronte all’incastrarsi di ogni pezzettino del puzzle che andrà a creare il quadro completo del “disegno divino”, lei si convince e mano a mano aprirà il suo cuore a Paul, capendo la sua sincerità.

Paul è una figura che entra in uno stato di metamorfosi. Nel primo film vediamo un giovane ragazzo che ha molte persone a sostenerlo e che ammira, non è lasciato solo. Il rapporto col padre, con i suoi maestri, con la madre è sempre positivo e di rispetto. Andando avanti nella storia vediamo una maturazione del personaggio ma anche un annebbiamento della sua anima. In principio, arrivato su Arrakis, il giovane Duca non si pone come salvatore, né liberatore e vuole sinceramente conoscere, capire e integrarsi tramite le usanze dei Fremen. Il desiderio di vendicare la morte del padre è forte, ma sa che questo suo desiderio potrebbe portare il popolo che ormai gli è amico al caos e alla catastrofe. Dice che in tutti i futuri possibili, c’è una sola piccola strada che è quella che dovrà prendere a tutti i costi, una strada non varata dagli intrighi e dalle manipolazioni delle Bene Gesserit.
Questa sua presa di coscienza, ovvero che lui possa diventare il Messia che tutti cercano, fa ergere una corazza intorno al suo cuore, lo rende duro, pronto a combattere uno dopo l’altro tutti coloro che si parano tra lui e il suo scopo.
Vediamo in questo secondo film personaggi incompleti, dimidiati, profondamente divisi interiormente, in lotta con sè stessi e la propria morale, tra il proprio cuore e la propria testa.
Troviamo una madre protettiva ma che al contempo è una Bene Gesserit glaciale in Jessica, una giovane guerriera fiera delle proprie origini, diffidente e innamorata in Chani e un Messia in ascesa che rispetta e ama a sua volta, ma il destino lo porta a proseguire dritto per la sua strada, anche voltando le spalle a ciò che è importante in Paul.
LA RELIGIONE IN DUNE
Come già citato nella recensione della Parte 1, l’universo di Dune è il nostro universo ma molti anni in là nel futuro. Troviamo infatti termini come Guerra santa (Jihad nel libro), Bibbia Cattolico Orangista, Pogrom e armi atomiche.
Frank Herbert ha palesemente preso ispirazione dalle religioni presenti nel nostro spazio-tempo, e nello specifico la religione ebraico-cristiana e musulmana.
Basti pensare al fatto che si parli di una venuta del Messia, che due fazioni si sono create (come fossero cristiani e pagani o cristiani ed ebrei), il fatto che Paul prenda un nome Fremen (Muad’Dib e Usul) quando si unisce al Sietch per la battaglia, proprio come fa chi si converte alla fede musulmana.
Gli stessi termini usati sono di origine ebraica e araba.
NUOVI PERSONAGGI INTRODOTTI
La principessa Irulan, l’Imperatore Shaddam IV e Feyd-Rautha Harkonnen sono la triade di personaggi introdotti in questo film e che meritano di essere menzionati.
Abbiamo una introduzione alla Casata Corrino – la casata regnante – con i primi due personaggi: Irulan (Florence Pugh) è una principessa, ma anche una Bene Gesserit e una scrittrice (storica?). Abbiamo informazioni su di lei e su suo padre solo tramite dei frammenti tratti dai suoi scritti. Nel libro, all’inizio di ogni capitolo abbiamo degli abstract di scritti della Principessa che narrano di eventi riguardanti suo padre o la storia dell’Imperium.
L’imperatore Shaddam IV, padre di lei, è un uomo potentissimo ma si ritrova a inventare una trappola mortale nei confronti di un uomo del quale prova profonda stima, il Duca Leto Atreides per la paura di perdere il potere.
Feyd-Rautha (Austin Butler) non è molto approfondito rispetto a quanto fatto nel libro, in cui viene anche detto qualcosa sulla sua crescita, ma c’è da dire che Villeneuve ha pensato a tutta la famiglia Harkonnen come un unico blocco di “villains”, che assolvono il loro compito in modo lineare.
Non c’è il tempo (e forse nemmeno la necessità) di introdurre Feyd-Rautha in modo più approfondito di quanto fatto: viene mostrato che il giovane erede Harkonnen è una sorta di pazzo schizoide e invasato, pronto alla lotta e agli spargimenti di sangue e si contrappone alla figura positiva di Paul come sua ombra negativa.
Durante il finale del film sono proprio questi tre personaggi a scontrarsi con Paul, mentalmente e fisicamente.
LA MESSA IN SCENA
Una cosa che mi è piaciuta particolarmente è il modo di interpretare le scene che avvengono su Giedi Primo, il pianeta di provenienza degli Harkonnen.
Nel romanzo il pianeta viene descritto come poco abitabile, con un basso livello di attività fotosintetica, perciò mi è piaciuto vedere come Villeneuve ha interpretato ciò con delle scene in bianco e nero.
Il bianco e nero rafforza con i suoi contrasti anche l’idea che la popolazione del pianeta Harkonnen basa la propria sussistenza sulla forza militare. Infatti la scena che introduce effettivamente Feyd-Rautha è un incontro in un’arena che è un’omaggio – a mio avviso – al capolavoro del 2000 di Ridley Scott “Il Gladiatore”.

Non mi ripeterò per quanto riguarda la colonna sonora, che ho già trattato nel primo articolo di Dune linkato all’inizio, per i costumi ho scritto un articolo apposito che potete trovare nel Blog con l’hashtag #COSTUMEDESIGN e sancirà l’inizio della mia personale rubrichetta 🙂
Vi lascio con le mie personali impressioni sul film. La pellicola per me è spettacolare dal punto di vista visivo, le scenografie, i costumi, la luce, le inquadrature sono tutte profondamente artistiche. Vi chiedo di provare a mettere in pausa il video e ditemi se ogni fotogramma non è un quadro da esporre. La narrazione segue quella del libro ma con enfasi sui personaggi principali e forse poco sul contorno e personaggi secondari – il che è plausibile data la vastità di materiale da mettere in scena. Non viene spiegato molto sulla Spezia o Melange anche se è un punto fondamentale, neanche della Gilda Spaziale o della CHOAM. In tutta sincerità – sarà che reputo Oscar Isac un attore bravo e bello – mi dispiace che abbiano tagliato delle parti che nel libro sono rimaste impresse nella mia mente riguardo il Duca Atreides e avrei voluto vedere. Ho letto che Villeneuve non seguirà il trend e non rilascerà un director’s cut del film, anche se io avrei visto le scene tagliate volentieri. Resta di fatto che Villeneuve ha preso una storia gigantesca e quello che è riuscito a fare in due film è comunque da considerarsi un meraviglioso adattamento, dal libro al cinema il passo di sintesi è necessario e molti di noi che già amano il libro avranno sicuramente apprezzato di vedere su schermo le parole scritte da Herbert.

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