#COSTUMEDESIGN di POVERE CREATURE: la licenza di essere storicamente inaccurato

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Povere Creature!, il film del regista Yorgos Lanthimos uscito a gennaio 2024, è un’opera unica che mescola elementi di commedia nera, dramma, grottesco e tratti di horror in un modo che solo il genio creativo di Lanthimos può fare.
I costumi in Povere Creature! sono un elemento cruciale della narrazione, poiché contribuiscono a rinforzare l’atmosfera unica e distopica del film.
I dettagli intricati e le scelte di design eccentriche dei costumi creano un’aria surreale e di straniamento nell’intero film. Questo contribuisce alla sensazione di sospensione dell’incredulità e alienazione che permea la società immaginaria in cui si svolge la storia.

I costumi che Emma Stone indossa per interpretare Bella Baxter, una donna vittoriana il cui cervello è stato sostituito con quello del feto che portava in grembo prima del suo suicidio, sono eccentrici ed entusiasmanti quanto il film stesso: creazioni che ti trasportano immediatamente all’universo parallelo e sgargiante in cui è ambientato questo racconto.
Dopo aver ricevuto il trapianto come esperimento del suo strampalato tutore, il Dr. Godwin Baxter (interpretato da Willem Dafoe), Bella ritorna realmente ad essere una bambina, ri-imparando a muoversi e parlare indossando abiti elaborati di stile vittoriano e da bambola. Tuttavia, quando scopre la sua vera identità di genere, tutto cambia: la fotografia in bianco e nero lascia il posto a colori vivaci e, insieme al suo nuovo compagno, Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), intraprende un viaggio avventuroso tra Lisbona, Alessandria e Parigi. Durante questo viaggio, Bella trova la libertà di sperimentare con il suo corpo e con il suo guardaroba, combinando abiti trasparenti con giacche di seta e cappotti colorati con camicie neutre. Evolve personalmente – passando dall’interesse per la filosofia, a lavorare in un bordello parigino per pura curiosità, fino allo sviluppo del socialismo e al desiderio di diventare medico – e anche i suoi stravaganti abiti si trasformano con lei.

Holly Waddington, la talentuosa costumista dietro ai look, ha dichiarato che sapeva che Lanthimos non voleva che il film sembrasse un film di fantascienza o d’epoca. La Waddington ha una ampia esperienza alle spalle, avendo lavorato in drammi storici quali il film drammatico Lady Macbeth (2016) con Florence Pugh e per la serie di PrimeVideo The Great (2020-2023) con Elle Fanning. Tuttavia, per questo film ha ragionato sul fatto che dettagli tradizionali come pizzi, perline o ricami non fossero adatti ad una storia così fuori dagli schemi.
Ha quindi deciso di prendere ispirazione dai motivi vittoriani, reinterpretandoli con silhouette esagerate e utilizzando tessuti moderni come plastica, lattice e ha eliminato i corsetti dalla lista. Vedere indossati abiti vittoriani senza il sostegno di un corsetto li rende diversissimi soprattutto per quanto riguarda la postura e la silhouette data dal movimento dell’attore che recita. Questa scelta ha creato un effetto meraviglioso, straniante e disorientante, che enfatizza sia l’alienità di Bella sia la sua modernità come eroina che si posiziona un passo avanti rispetto al suo tempo.

BELLA BAXTER E LA SUA EVOLUZIONE

Fase 1 – Infanzia e gioco: una Storia del Costume alternativa
All’inizio della pellicola, è come se Bella rinascesse dopo il trapianto, ricominciando la sua vita da capo. Si tratta di una fase infantile, nella quale lei assorbe una quantità di informazioni enorme, inizia a parlare e a camminare di nuovo, a fare domande su come funziona il mondo, la società, la vita. In questa prima parte la vediamo sempre poco vestita o vestita non completamente. La stessa costumista ha dichiarato di aver preso ispirazione dai suoi stessi figli, i quali – come tutti i bambini – non amano sentirsi “costretti” a indossare qualcosa soprattutto nella parte inferiore del corpo (scarpe, calzini e pantaloni).
Il modo di vestirsi in modo infantile viene enfatizzato sia dalla domestica che dal suo stesso tutore, che la tratta come una figlioccia.
“Come tutti i bambini – ho due bambini piccoli – quando li vesti, molto rapidamente si svestono. Quindi in tutto ciò che vedi, c’è qualcosa che manca. Lei è più vestita in alto – avrà una camicia voluminosa ma con un paio di mutande e i piedi nudi. Volevo tessuti davvero infantili: trapunte, volant, seersucker, cose che sembravano un po’ un pannolino. Ci sono anche molti riferimenti ai genitali femminili – c’è una camicia che abbiamo chiamato la camicia vagina, poi la camicia clitoride. Tutte hanno questi orifizi – uno spacco al centro e poi molte pieghe.”


Qui sopra vediamo una scena del film a sinistra, Emma Stone che indossa una bustle skirt per un servizio fotografico e l’attrice sul set con Holly Waddington che le sistema il costume.

“La mia parte preferita del costume in tutto il film è questa strana gabbia” aggiunge Waddington. “È come un’opera d’arte – sembra la coda di una sirena. È un capo che si indossa sotto, quindi qualcosa che normalmente non si vede, ed è davvero intrigante, un oggetto strano. Era fatto di carta di riso, ed è stato molto difficile da costruire. È stato anche in parte ispirato da una giacca Moncler imbottita – fondamentalmente, ho visto questo riferimento in un libro di costumi storici e ho pensato << Questo sembra un Moncler! >>. Stranamente, è anche davvero fedele al periodo. C’è una modernità nei costumi di questo film, ma tutto proviene da una fonte storica – ad esempio, tutti i corpetti sono basati su modelli vittoriani. Non sono stata schiava nell’uso dei materiali [accurati storicamente ndt] o nel modo in cui le cose vengono indossate.”

Fase 2 – Il Grand Tour alla scoperta del proprio Io e del proprio Stile
Bella inizia man mano a prendere coscienza di sè, a immagazzinare le informazioni e gli input esterni, rielaborandoli in una propria teoria logica e femminista, si fa domande sul perchè alcune cose vanno in un determinato modo, rimanendo traumatizzata dalla scoperta che il mondo esterno è ingiusto.
Così come il cervello di Bella è sovraccaricato di informazioni che devono essere rielaborate e metabolizzate, così il suo vestiario si arricchisce e si fa un miscuglio “pazzo” per l’epoca che dovrebbe rappresentare, ma perfettamente in linea con quella che è lei.

Osservando alcuni abiti di scena possiamo riscontrare delle caratteristiche aderenti al periodo che la storia di Povere Creature! sta a rappresentare: le maniche molto ampie e gonfie nella parte superiore, vicino alla spalla – la cosiddetta manica “a prosciutto” – viene enfatizzata tantissimo fino a diventare una manica a punta nell’abito giallo centrale.
Importante far notare la camicetta nel primo e la mantellina nel terzo abito, caratterizzati da strati di rouches che riprendono due trend dell’epoca: il jabot e il fichu.



Il jabot è comparso per la prima volta negli anni ’50 del 1600 come accessorio di moda per gli uomini, progettato per essere parzialmente visibile attraverso un gilet. Tecnicamente non era una cravatta, le ruches frastagliate del jabot erano attaccate ai lati della camicia da uomo; è rimasto un popolare accessorio di moda per gli uomini fino agli anni ’40 del 1800. Fu reinventato come accessorio di moda per le donne più tardi nello stesso secolo ed era spesso fatto di pizzo o batista, veniva tenuto in posizione con una spilla diventando un modo di dimostrare modestia nel vestiario delle donne dell’epoca.

Il termine fichu ha avuto origine come dal francese che significa ‘gettato in modo casuale’ e si è trasformato nel tempo in un verbo inglese. Assomiglia a un grande scialle, un quadrato fatto di lino e spesso rifinito con merletti. Occasionalmente, un fichu poteva essere costruito interamente di pizzo. Veniva quindi indossato sulle spalle e legato, fissato o infilato sul davanti del corpetto di un vestito. A volte, le punte del fichu potevano estendersi fino alla schiena della persona che lo indossava. Un nodo o una spilla avrebbero poi tenuto le punte in posizione. È rimasto popolare dalla sua nascita nel XVIII secolo fino al XIX secolo. I fichu erano di moda durante l’era vittoriana e potevano essere trovati in una varietà di stili. Fornivano anche loro un elemento di modestia ai capi femminili e si adattavano alle norme del tempo coprendo le spalle e il seno.


Esempi presi da pagine di magazine di moda di vari ornamenti per il collo e le spalle: vediamo dei jabot in pizzo, fichu, colletti con nodo a farfalla e accessori in pizzo per il petto.


FOCUS: La moda degli anni ’90 del 1800

Il cambiamento di stile che caratterizzava l’abbigliamento degli anni ’90 del 1800 rispetto agli anni ’80 era un cambiamento di enfasi dalla gonna al corpetto. La gonna, con la sua complessità di drappeggi, che era stata il principale elemento dell’abito tra il 1875 e il 1889, divenne “scarna e poco importante” come scritto su un giornale del 1890. A partire dal 1886, le gonne divennero sempre meno adornate, i loro drappeggi cadevano in linee più semplici ma, ad eccezione degli abiti più severi e fatti su misura per la campagna e l’attività fisica, la forma doppia della gonna con una sopraggonna decorata rimase in vigore fino al 1889. Negli anni ’90, questa forma scomparve dagli abiti da giorno e dagli abiti più formali e elaborati un anno o due più tardi. La gonna aderiva strettamente in vita; la pienezza cadeva tutta dal centro dietro, senza alcun busto o sostegno in acciaio, semplice e non decorata, in una linea fluida fino a terra. Fu questa nuova linea della gonna che rappresentò il cambiamento importante degli anni ’90, anche se era il corpetto che riceveva ora l’attenzione della Moda. Generalmente, il corpetto rimase una forma rigida, simile a un corsetto. Non ci fu alcuna liberazione del corpo femminile e sue stecche e le misurazioni della vita dei corpetti degli anni ’90 erano piccole come in qualsiasi altro periodo del secolo. Negli abiti da giorno, il colletto eretto degli anni ’80, che era diventato più alto nel 1890, divenne ancora più alto, di due pollici o più, alla fine degli anni ’90, e rimase alto anche nel nuovo secolo. Dal 1890 al 1892, le maniche erano strette con un piccolo sbuffo che si elevava al di sopra del livello della spalla, che era già apparso nel 1889. Dal 1892, la parte superiore della manica cominciò a gonfiarsi e ad allargarsi sempre di più fino al 1896.

Nelle immagini qui sopra vediamo due pagine di magazine di moda: nella prima immagine vediamo dei modelli del 1886-87 e successivamente del 1896. Appare evidente come il volume dell’abito si sia spostato dalla gonna alle maniche.

Si può dire che l’outfit più in linea con la storia del costume sia – coerentemente – l’abito di Bella prima alla sua morte, quando era intrappolata in un matrimonio di interesse, con un marito che abusava di lei, la terrorizzava e, di tutta risposta, Bella sottostava alle sue minacce tenendosi tutto dentro fino all’estremo gesto.



Fase 3 – Out of control

Il “cappotto preservativo” segna l’inizio della sua fase al bordello.
“Per le scene del bordello a Parigi, volevo davvero lavorare con una palette che non sembrasse affatto da bordello”, continua il costumista. “Volevo evitare il nero e il rosso, e non volevo biancheria intima nera – volevo colori tono pelle, e abbiamo realizzato molti di questi grandi giubbotti in lana con lattice versato sopra. Nessuna delle donne indossava corsetti – sono un simbolo di oppressione, quindi non andava bene per questo film. Bella ha anche questa mantella – un piccolo impermeabile che porta con sé per le emergenze. Quando arriva a Parigi per la prima volta e lei e Duncan sono senza soldi, mette questa cosa di colore simile a una fetta di formaggio. È divertente perché fa freddo e lei lo indossa, ma anche perché lo indossa per il suo primo incontro sessuale nel bordello e essenzialmente indossa un gigantesco preservativo. Volevo evocare il colore di un preservativo dell’epoca. Suona ripugnante, ma era quello che stavo pensando”.



Dettaglio artistico e non da sottovalutare: i capelli. Neri, mossi e lunghissimi.
La Waddington ha dichiarato di essersi ispirata a un dipinto del pittore espressionista tedesco Egon Schiele del 1911, in cui viene rappresentata una giovane donna nuda con la stessa acconciatura dai capelli ridicolmente lunghi.
Avere i capelli sciolti non era certamente usanza, anzi veniva considerato un modo per provocare attrazione sessuale e desiderio in chi osserva.
La stessa costumista – intervistata per Coverteur ha citato anche Otto Dix (1891-1969), George Grostz (1893-1959) e Hyeronimous Bosch (1450-1516) tra gli artisti che erano inseriti nel suo moodboard di ispirazione.


1. Egon Schiele, Nude Girl Standing With Long Black Hair & Blue-Black Drape, 1911, matita e acquerello, ubicazione sconosciuta, tratto dall’archivio fotografico della Columbia University, Stati Uniti.


2. George Grosz, The Funeral (To Oskar Panizza), 1917-18, olio su tela, Staatsgalerie Stuttgart, Stuttgart

3. Otto Dix, Trittico della metropoli, 1927-28, tecnica mista su legno, Stoccarda, Kunstmuseum.

4. Hyeronimous Bosch, Il Trittico delle Delizie (Dettaglio), 1490-1510, olio su legno di quercia, Madrid, Museo del Prado.

Fase 4 – Emancipazione e indipendenza con un look Dark Academia

Mentre lavora nel bordello, Bella approfondisce i suoi studi di filosofia e inizia a partecipare a incontri socialisti, indossando un cappotto scuro e stivali che rappresentano un netto cambiamento rispetto ai suoi look precedenti, ma conservando comunque il suo tocco giocoso, irriverente e della lunghezza di una minigonna: hint al simbolo in ambito vestimentario dell’emancipazione femminile. Harry e Martha l’hanno avviata nel suo viaggio intellettuale sulla crociera e poi è andata a tutto gas scoprendo cosa voleva fare della sua vita. Vede la baraccopoli e vuole diventare un medico. Ha attraversato molte vicende e alla fine è arrivata a sé stessa. A causa di dove si trova nella fase di sviluppo, i vestiti sono spesso messi insieme in questo modo molto discordante ma in questo punto del film, non si preoccupa più dei vestiti perché sta ripassando per i suoi esami: si veste di conseguenza, adottando una mise adatta al suo nuovo ruolo.La vediamo con un giaccone francese dell’epoca, che indossa con gambe nude e stivali vittoriani o con indosso un maglione molto morbido e dai toni moderni “nella vetrina di New York di Schiaparelli ce n’era uno uguale” ha detto la Waddington. Anche se sembra più formale, la sua personalità unica continua a emergere, dimostrando che è ancora la stessa Bella di sempre.


In definitiva, il costume di Poor Things è un elemento essenziale dell’opera di Yorgos Lanthimos, che contribuisce in modo significativo alla narrazione e all’atmosfera del film. Con la maestria nel creare costumi che trasmettono emozioni e significati profondi, il regista dimostra ancora una volta la sua abilità nel creare un’opera cinematografica che sfida le convenzioni e affronta temi sociali importanti in modi innovativi e provocatori.
La costumista Holly Waddington e il suo team hanno svolto un lavoro egregio per cui si sono meritati l’Oscar al 1000%!


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