Non è ancora uscito nelle sale, ma Il migliore dei mali, opera prima di Violetta Rovetto (conosciuta nel web come Violetta Rocks), ha avuto la possibilità di partecipare come film fuori concorso al Noir in Festival. Per chi era a Milano (o per chi ci è andato appositamente) è stata quindi un’opportunità per vedere il film in anteprima insieme alla regista e parte del cast.
DI CHE PARLA? (senza spoiler)
La storia è ambientata in una cittadina fittizia del sud Italia negli anni ‘90, dove si trasferisce Ettore (Giuseppe Pallone) insieme alla madre. Farà la conoscenza di un gruppo di amici: Milo (Nicolò Bizzoco), Michelangelo (Riccardo Antonaci), sua sorella Angelica (Giorgia Piancatelli), Neri (Andrea Arru) e Dante (Matteo Ferrara). Insieme a loro, dovrà risolvere il mistero del cane scomparso di Milo, ma nel farlo i cinque ragazzi affronteranno un’avventura fantastica ai confini con la realtà.
DA FUMETTO A FILM
L’opera nasce inizialmente come fumetto. Anzi, se vogliamo essere precisi la storia viene ideata nel 2013, per poi essere ripresa e adattata a fumetto dalla stessa Violetta, con Marco Tarquini (in arte Tarma) che si è occupato dei disegni.
Nell’estate del 2021 arriva poi la grande notizia nel canale YouTube della content creator: un produttore aveva scelto Il migliore dei mali per essere adattato a film live action!
PICCOLE DIFFERENZE
Nell’adattare un prodotto da un media a un altro, è inevitabile che qualcosa viene cambiato. È impossibile pensare che una scena resti tale e quale su un libro, un film, una serie tv e un fumetto: ognuno di essi ha le sue regole e una sua scrittura ben precisa che va rispettata.
Uno dei cambiamenti più lampanti è stato subito dopo l’annuncio del cast: mentre nella versione cartacea sono tutti ragazzini nella pre adolescenza, la versione per il grande schermo ha attori di diverse età. Questa scelta è giustificata dato che alcune tematiche trattate si adattano meglio ad un’età un po’ più matura (ad esempio la tematica dell’identità di genere).
L’altro grande cambiamento è stato nella parte finale del film: evitando di fare spoiler, la sequenza finale è stata resa più dinamica rispetto al fumetto che si prende un po’ più di tempo per raccontarsi. Anche qui è facile capire il perché di questa scelta: come detto prima, fumetto e film non sono lo stesso media e hanno regole di scrittura e di esecuzione diverse. Quelle scene che nella graphic novel sono efficaci, nella versione cinematografica avrebbero reso meno. Per il resto, la storia scorre pari passo al fumetto.
CONCLUSIONI FINALI
Per concludere questo mio articolo spiccio da due soldi, il film si vede che è un’opera indipendente a basso budget. Non c’è da aspettarsi un blockbuster hollywoodiano, ma onestamente il film non ha solo raggiunto le aspettative ma le ha pure superate. È vero, ci sono delle scene uscite un po’ male (tipo la CGI usata in una determinata scena, che chi ha letto il fumetto può immaginarsi), ma vengono compensate da molte più scene spettacolari tra regia, fotografia e montaggio: la sequenza iniziale alla “quel ramo del lago di Como” (come direbbe il mio professore di sceneggiatura); il set up – pay off (far vedere qualcosa che sembra irrilevante ma che diventa importante più avanti); la fotografia che fa prendere ancora più vita a quello che stiamo guardando; i cut che accelerano durante le scene d’azione. Insomma, potrei andare avanti all’infinito di tutti quei piccoli dettagli che, da amante e studioso del cinema, ho apprezzato. È esattamente un film da manuale, sia nella sua ideazione che nell’esecuzione.
Come non parlare poi di quanto ho apprezzato il vedere su un grande schermo un film italiano che parla anche di tematiche lgbtqia+ senza usare stereotipi o cadere nel comico con le solite battute da cinepanettone. Mi sono talmente emozionato da piangere, pensando a quanto sia importante far vedere a tutte le persone queer della nuova generazione di essere rappresentati bene, che non c’è nulla di male ad essere ciò che si è, cosa che la mia di generazione non ha potuto avere (se non con qualche eccezione che era comunque sempre un minimo stereotipata).
Faccio ancora i miei complimenti a Violetta, che ha saputo emozionarmi ancora come la prima volta che ho letto la sua opera, a tutto il cast spettacolare che ha scelto per questo film (delle giovani promesse che sicuramente andranno lontano), e a tutta la crew che ha lavorato alla realizzazione di questa piccola perla italiana. Voglio concludere con le stesse parole della nostra content creator il giorno dell’anteprima: “perché ricordatevi, non esistono film brutti, al massimo film trash” (e questo sicuramente non è trash).

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