L’A24 propone per quest’estate un nuovo film horror che unisce più sottogeneri: l’horror psicologico, quello soprannaturale e lo splatter. Si tratta di Bring Her Back, la seconda pellicola diretta dai fratelli Danny e Michael Philippou. I due registi nascono come youtuber riscuotendo molto successo sulla piattaforma con contenuti comici di diverso tipo; il primo contatto con il mondo del cinema avviene nel 2014 con la loro partecipazione alla produzione di Babadook. La prima pellicola da loro diretta è Talk to Me che ha incassato oltre 90 milioni di dollari al box office, partendo da un budget di soli 4,5 milioni: l’incasso più alto dell’A24. Per realizzare Bring Her Back ci sono voluti invece 15 milioni.

La vita: la trama di Bring Her Back
Di cosa parla questo nuovo film? I trailer rilasciati nei mesi scorsi per quanto accattivanti, hanno svelato fin troppo poco della trama. I protagonisti del film sono Andy, un ragazzo di 17 anni interpretato da Billy Barratt (di recente visto in Kraven the Hunter) e sua sorella Piper, una bambina ipovedente interpretata da Sora Wong. Il film inizia con la morte del padre che cadendo nella doccia, sbatte la testa sul pavimento. I due ragazzi si ritrovano senza un posto dove stare e per questo motivo vengono affidati dagli assistenti sociali alle cure di Laura (interpretata da Sally Hawkins), una psicologa dall’ottima nomea, che si mostra subito molto accogliente. Tuttavia, dietro i sorrisi di Laura si cela un’inquietudine malefica e un oscuro rituale che coinvolge un altro bambino che abita nella casa, Ollie.

La morte: le tematiche del film tra lutto e ossessione
Il dolore della perdita è il tema centrale del film, ma in particolar modo quando quella perdita non viene accettata. Bring Her Back indugia sulla psicologia legata all’ossessione che diventa disturbo e che porta una persona in origine pura (la miglior psicologa del centro di servizio sociale) a commettere atti disumani. Il lutto è presente nei tre personaggi principali, ma con risposte diverse: Andy si ritrova a fare i conti con la memoria di un padre di cui sente la mancanza ma che era violento con lui; Piper è ancora una bambina, non sa come affrontare quel dolore, quindi si lega ancora di più al fratello maggiore; Laura invece è l’incarnazione della non accettazione della perdita e ciò lo si nota dalle prime scene in cui compare in cui mostra ai ragazzi appena giunti in casa il suo cane impagliato.

L’origine del suo lutto è la perdita della figlia, Cathy, annegata in piscina quand’era ancora una bambina. Un distacco improvviso che Laura non riesce a metabolizzare e che cerca di colmare con il pericoloso rituale, ma non solo: la donna cerca in tutti i modi di rivedere sua figlia in Piper. Questo il motivo che la spinge ad assegnare alla nuova arrivata la camera di sua figlia, a fare le stesse cose che faceva con Cathy come ballare sotto la pioggia, a farle indossare addirittura gli stessi vestiti… L’indole di Laura è buona, non vuole davvero che il rituale si compia, non vuole far alcun sacrificio; per questo motivo chiede a Piper se vorrà rimanere anche quando il fratello potrà ottenere la sua custodia. Il gentile rifiuto di Piper però sancisce l’inevitabilità del rito: Laura sente di non poter fare altrimenti. Il film insomma sembra dirci: anche le persone buone quando soffrono possono fare cose orribili. In ultima analisi si potrebbe quasi dire che Bring Her Back racconta il lento degradarsi delle anime che sopravvivono come il lento degradarsi dei corpi di chi non c’è più.
Oltre la morte: l’esoterismo del film e il cerchio come simbolo
Una premessa: Bring Her Back non si concentra molto sull’aspetto soprannaturale, in parte è giustificabile forse con la volontà di dare più spazio alla psicologia dei personaggi, ma in parte è una grande mancanza del film. Si giunge ai titoli di coda con un’amara insoddisfazione dovuta alla mancanza di risposte. Come ha fatto Laura a impossessarsi di quelle cassette in russo che mostrano il rituale? Qual è il significato esoterico di alcune parti del rituale? Ma soprattutto chi è davvero l’entità nel corpo di Ollie (Laura lo definisce un angelo, ma appare chiaro che non lo sia dai pochi frame che lo mostrano)? Tutte domande che non riceveranno vere e proprie risposte nel film. Non si sa nulla di come abbia fatto Laura a incanalare l’entità in Ollie, ma successivamente il rituale si divide in 3 fasi: mimic the death, consume the old body e purge soul in the new body; quindi far imitare la morte della persona cara al corpo prescelto, far consumare all’entità il vecchio corpo e poi purificare l’anima riversandola nel nuovo corpo.

Un elemento fortemente simbolico che compare spesso nel film è il cerchio bianco tracciato tutto intorno alla casa. L’idea del cerchio per intrappolare un demone è molto antica e risale alle pratiche salomoniche: l’intento dietro questa pratica è evocare il demone e costringerlo a esaudire delle richieste o a rispondere a delle domande. Viene scelto il cerchio perché è simbolo di armonia ed equilibrio, ma anche di uguaglianza tra le parti poiché non ha angoli. Importante inoltre sarebbe il senso in cui viene tracciato: in senso orario l’energia rimane al praticante e non si espande, mentre in senso antiorario l’energia va verso l’esterno e ha come scopo di raggiungere un obiettivo all’esterno rispetto al praticante. Il cerchio bilancerebbe le energie: per questo all’interno del film viene usato per tener ancorato il demone a Ollie.
Il corpo: il body horror che ha sconvolto gli stessi registi
Bring Her Back non si nega un po’ di splatter e il trucco prostetico del giovane Jonah Wren Phillips (l’interprete di Ollie) rientra senza dubbio nel genere del body horror. Sono diverse le scene che possono mettere a disagio il pubblico, dalla scena del coltello (chi ha visto il film, sa) a quella in cui una striscia di pelle pende dal braccio di Ollie. Il lavoro che si è fatto è così realistico che ha provocato un sincero disagio addirittura sul set. I registi, infatti, chiedevano ridendo al giovane attore di andare in un’altra stanza; anche gli interpreti di Andy e Piper hanno riportato lo stesso disagio. Billy Barratt ha infatti dichiarato: “è come se la sua faccia si stesse staccando”, mentre Sora Wong ha aggiunto: “Non avevo mai visto così tanto sangue, era davvero spaventoso”.

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