ZOOTROPOLIS 2: un sequel all’altezza delle aspettative

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A distanza di 9 anni dal primo capitolo, Zootropolis torna sul grande schermo con un sequel che unisce la tradizionale favola Disney con protagonisti animali al genere poliziesco.

Uscito nel 2016, Zootropolis aveva conquistato gli spettatori di tutto il mondo con un incasso di oltre 1 miliardo di dollari e la vittoria agli Oscar nel 2017 come Miglior film d’animazione, battendo anche Oceania.

Alla direzione del sequel torna il regista del primo capitolo Howard Byron, veterano di casa Disney con alle spalle la regia di Encanto e Rapunzel, affiancato per l’occasione da Jared Bush, sceneggiatore di Encanto e Oceania, oltre dello stesso Zootropolis.

Una città per protagonista

Premetto col dire che sebbene non sia un grande fan della formula dei sequel di film di successo, ritengo Zootropolis uno dei film che meglio si prestano a episodi successivi. Questo perché il secondo capitolo approfondisce la formidabile idea della metropoli animale, mostrando nuovi ambienti, le specie che la abitano e soprattutto il modo in cui usi e costumi umani vengono tradotti in questo magico contesto.

Come un enorme parco di divertimenti la città che dà titolo al film è uno spettacolo a vedersi, ma agisce anche come un filtro con cui mettere alla berlina i nostri stili di vita. Questo aspetto viene potenziato in questo ultimo episodio, attraverso l’introduzione di nuovi ambienti: il paludoso Mercato Pantano, terra di animali semi-acquatici, dove l’occhio dello spettatore è costantemente attratto dallo sfondo in cui sono presenti miriadi di gag e citazioni ad altri film. La domanda “come si comporterebbe un animale in questa circostanza tipicamente umane?” sembra sempre al centro della produzione.

Il sequel gioca ancor di più su questo aspetto, offrendo un racconto sulle origini della città che vede al centro di tutto le “barriere meteo”, enormi pareti che dividono la metropoli nei vari distretti, producendo in ciascuno di essi un clima specifico che favorisce così la coesistenza delle diverse specie. Come il titolo sembra suggerire, prima ancora dei personaggi, è proprio Zootropolis a emergere come vera protagonista della storia.

Dov’eravamo rimasti

Il film prende le mosse immediatamente dopo la fine del precedente: Judy e Nick sono divenuti a tutti gli effetti un team di detective, mentre la città, gestita dal nuovo sindaco Brian Winddancer, si prepara a festeggiare il centesimo anniversario dalla creazione delle barriere meteo. Anche in questo caso affiora un mistero: l’improvvisa comparsa di un serpente in città, dove da molti anni non si erano più visti rettili in seguito a un misterioso caso di omicidio.

Spinti a dimostrare le proprie doti ai propri scettici colleghi, Judy e Nick si getteranno a capofitto nelle indagini, aiutati da nuovi personaggi, fra i quali Nibbles Maplestick, una castorina podcaster specializzata sulle voci sui rettili, e Pawbert Linxley, una lince e membro più giovane della famiglia responsabile della creazione delle barriere meteo.

La parola chiave: collaborazione

Al centro di questo secondo capitolo c’è il rapporto di amicizia che i due protagonisti stanno iniziando ad approfondire. Nonostante gli eventi del primo film li hanno uniti, è soltanto adesso che Judy e Nick cominciano a conoscersi nei propri pregi e difetti, nel tentativo di capire se siano realmente in grado di lavorare insieme.

“Collaborazione” è proprio la parola chiave del film, che approfondisce tali questioni introducendo anche degli elementi di psicologia. Emblematica in tal senso la scena della seduta di analisi, diretta da una quokka psicologa, a cui i due protagonisti sono costretti a partecipare, che oltre a rinforzare il messaggio della pellicola, risulta essere anche una delle più esilaranti.

Devo però ammettere di aver trovato un po’ troppo insistente l’impiego di un certo lessico psicologico, specialmente verso il finale in cui i dialoghi iniziano a suonare un po’ troppo forzati. Ciononostante il tono rimane sempre in bilico tra il serio e lo scherzoso, rendendo il film uno spasso anche per un pubblico adulto.

Nuovi personaggi, vecchie abitudini

Complessivamente la pellicola fa un buon lavoro anche per quanto riguarda il florilegio di personaggi che introduce, alcuni dei quali brillano anche in virtù del loro design. Mi riferisco in particolare a Gary De’Snake, un serpente tanto velenoso quanto tenero, che cita nelle movenze altre celebri serpi dei classici Disney (da Kaa del Libro della giungla a Sir Biss di Robin Hood).

Meno efficaci a mio avviso risultano gli antagonisti della pellicola, un aspetto che il film si porta dietro dal capitolo precedente. Qui devo fare un po’ di spoiler dal momento che è ormai una tendenza ricorrente di Disney quella di inserire nei suoi recenti film un twist villain che tradisce i protagonisti quando meno se lo aspettano. Oltre a essere una formula ormai stantia per quanto è stata utilizzata, si perde anche l’effetto a sorpresa data l’insistenza sul carattere amichevole del personaggio in questione, ovvero Pawbert, che nella sua goffaggine viene ostracizzato dalla sua stessa famiglia.

Tra natura e pregiudizio

Resta poi un discorso sociale già intrapreso dal primo film, dal quale il sequel eredita temi gravosi, come la corruzione della politica e la collusione con il potere economico. Entrando nuovamente in area spoiler, i Linxley, la famiglia di linci affariste che controllano la verità sulla città, incarnano perfettamente questo ruolo, anche se la loro violenza, che viene attribuita alla loro natura di predatori, sembra tradire in parte il messaggio del primo film, in cui si stabiliva come l’aggressività non sia naturale negli animali del mondo di Zootropolis ed era anzi dovuta a un complotto orchestrato ai danni dei predatori stessi.

Al di là di questo inciampo, la tematica del pregiudizio rimane presente, non più nella veste del dualismo preda-predatore, ma in quello tra i mammiferi, che rappresentano la maggioranza della città, e i rettili, tenuti lontani per la loro presunta pericolosità in quanto animali velenosi. Anche in questo caso le apparenze ingannano e il film come una favola moderna ci avverte che non tutti i pericoli da cui dobbiamo guardarci hanno squame e denti affilati.

Una favola per tutti

La bellezza di Zootropolis 2 è quella di essere un film veramente adatto a tutti, grandi e piccini. I bambini si divertiranno sicuramente a vedere una storia firmata Disney con protagonisti animali antropomorfi e il mondo magico in cui vivono.

D’altro canto perfino un adulto non può non rimanere incantato dalla bellezza degli ambienti, dall’immedesimazione nei personaggi o anche semplicemente dall’umorismo di scene pensate sicuramente avendo in mente un pubblico più maturo.

Senza brillare per originalità, Zootropolis 2 riesce a essere un prodotto valido così com’è, dimostrando che forse anche solo un sequel ben fatto è a suo modo una vittoria.

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